Atti di gentilezza

Lo scorso 17 febbraio si è festeggiato negli Stati Uniti il Giorno degli atti di gentilezza casuali, il National Random Act of Kindness Day, dove singoli individui o gruppi di persone si sono impegnati a compiere nel corso della giornata il maggior numero possibile di atti di gentilezza. A random, in modo spontaneo.

C’è chi è stato più gentile e paziente nell’aspettare a schiacciare il pulsante dell’ascensore, chi ha offerto un caffè al bar, chi ha lasciato passare davanti il suo vicino in coda al supermercato. Qualcuno ha portato un mazzo di fiori in un ospedale o in una casa di cura dicendo agli addetti alla reception di consegnare i fiori a chi secondo loro avrebbe avuto più bisogno di quel gesto affettuoso. Altri hanno scritto una nota di ringraziamento ai vigili del fuoco di zona. Altri ancora hanno semplicemente cercato di sorridere di più, “smiling and meaning it”: sorridere ma davvero con sincerità, come dicono gli inglesi.

Insomma ci sono tanti modi per essere gentili. La Random Act of Kindness Foundation, la fondazione non profit promotrice dell’iniziativa, ricorda molti episodi di gentilezza: fra i tanti casi quello di una bimba di nove anni, malata, preoccupatissima di dover rientrare a scuola dopo un ciclo di chemio e di ritrovarsi l’unica in classe senza capelli. Alcuni compagni di classe e qualche insegnante si sono allora rasati anche loro il capo, per farla sentire meno sola.

La gentilezza è forse l’unico bene che se lo condividi raddoppia. È qualcosa che innesca un meccanismo virtuoso win-win: vince che riceve l’atto di gentilezza, ma ne beneficia anche il donatore.

I gesti di gentilezza mettono in circolo ormoni feel-good, quelli del benessere: serotonina, endorfina, ossitocina. Lo confermano studi sul legame tra quello che viene definito “prosocial spending” e felicità condotti dal dipartimento di psicologia delle università della British Columbia e Harvard: spendere le proprie risorse di tempo e denaro per gli altri aiuta anche a essere più felici.

La gentilezza è una lingua che anche i sordi possono sentire e i ciechi vedere” disse Mark Twain.

La gentilezza è fatta di comportamenti lievi, non ha bisogno di molte parole.

Secondo me, spesso il silenzio è il più bel gesto di gentilezza.

Antonella Enrica Gramone

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