Buongiorno amiche, sono Antonella Enrica Gramone (life coach e autrice) e oggi parliamo di ego e di wetiko.
“Chi sono, dove sono?
Da dove vengo, dove vado?
Chan-son egocentrique
Self-centered song
Chan-son egocentrique
Self-centered song”
Questo è il ritornello di una canzone che il cantautore Franco Battiato aveva composto qualche anno fa, una ‘canzone egocentrica’, come l’aveva intitolata.
L’Undici Maggio ricorre l’Ego Awareness Day, il giorno della consapevolezza dell’ego, una giornata che dal 2018 in America viene dedicata a una riflessione su questo tema con delle iniziative sociali specifiche.
Parlare di ego non indica semplicemente chi ha un’immagine esagerata di sé e delle proprie capacità, il pallone gonfiato vanitoso su cui spesso si fanno della battute scherzose.
L’egoismo/egotismo ha infatti numerose declinazioni. Dalla persona che non dedica attenzione ai bisogni delle persone che lo circondano, considerando gli altri in modo strumentale. Fino ai casi estremi, dove l’egotismo diventa un tratto legato ai disturbi della personalità di istrionici e narcisisti.
In un suo saggio del 2013, Paul Levy, giornalista e studioso delle teorie di Carl Jung, ci parla della figura del wetiko (o wendigo). Nella cultura degli indiani d’America, in particolare dei native Americans stanziati nella zona dei Grandi Laghi sulla costa orientale vicino al Canada, il wetiko era uno spirito maligno che invadeva la mente degli uomini. Quando le popolazioni indiane del Canada entrarono in contatto con i primi colonizzatori europei, li definirono “uomini infettati dal wetiko”, disposti a tutto pur di accaparrare per sé le risorse della natura e degli altri uomini.
Anche l’epoca in cui viviamo è affetta da wetiko, sostiene Levy, e molti dei fenomeni psicosociali dimostrano quanto questo spirito maligno sia oggi diffuso. Chi si ritiene già perfetto non si mette in gioco per lavorare su se stesso e sulle sue interazioni con gli altri.
“Ogni uomo deve decidere se camminerà nella luce dell’altruismo creativo o nel buio dell’egoismo distruttivo”
Diceva Martin Luther King, in un’antitesi potente in cui contrapponeva all’egoismo la forza positiva e creativa della condivisione e dello sforzo comune.
Queste parole mi sembrano più che mai adatte a questi tempi che stiamo attraversando, in cui da un lato l’emergenza esterna ci ha costretti a fare i conti con la nostra individualità e piccoli e grandi egoismi. E dall’altro siamo diventati consapevoli di essere parte di un progetto condiviso più grande, dove possiamo salvarci e riprenderci solo facendo squadra e condividendo sforzi, risorse e competenze.
Ogni virus cerca un organismo da attaccare. Sta a noi fare di tutto per scacciare e disperderne le valenze negative (dispelling wetiko, come direbbe Levy), e rafforzare le nostre difese immunitarie, sia reali che metaforiche.