Il deserto in città

In questi giorni, in cui le nostre città sono deserte, vorrei condividere con voi questa mia riflessione, ispirata a Dino Buzzati.

Le sentinelle non davano l’allarme, nulla lasciava presagire che l’esistenza sarebbe potuta cambiare.

Scriveva Buzzati nel suo Deserto dei Tartari, avvolgendoci nelle atmosfere sospese della Fortezza Bastiani dove il tenente Drogo attende, giorno dopo giorno, che qualcosa succeda.

Non abbiamo fortezze merlate, noi a Milano, per scrutare l’orizzonte.

Il Castello Sforzesco è chiuso, chiusa La Rinascente, chiuse le boutiques dai nomi altisonanti del quadrilatero della moda e la Chinatown dalle lanterne rosse.

Ci restano solo i balconi, pochi metri quadrati stretti tra l’armadietto delle scope e un paio di vasi da fiori spennacchiati. Il vuoto delle strade è percorso dal pianto delle ambulanze. Siamo reclute chiamate a difendere gli ultimi baluardi di umanità, mentre i non-luoghi sono collassati.

Il nostro è un altro, di deserto.

Il deserto dei notiziari, che ogni giorno annunciano nuovi vuoti.

Il deserto degli orari, in una città che ha sempre rincorso le lancette.

Il deserto dei palombari, che escono bardati di mascherine e guanti; scafandri urbani per affrontare incognite profondità.

Il deserto dei domiciliari. Da quanto non si passava tanto tempo tra le mura domestiche?

Il deserto degli idrosanitari. Mai le nostre mani furono così scorticate e le case così specchiate.

Il deserto degli affari. Tutto rallentato, slittato, rimandato. A Dopo.

Il deserto degli alimentari. La pizza con gli amici, il caffè al bar sottocasa. Nostalgia di sapori.

Eppure, anche in mezzo ai deserti urbani: voci limpide e sorrisi di fiducia, resistono. Nonostante.

Eccoli, i deserti comunitari, il popolo dei balconi sparpagliati lungo i caseggiati. Si affacciano, dapprima timidi guerrieri urbani e poi sventolando il tricolore, con più fiducia.

Ci si saluta con una mano sul cuore. Per sentirsi vicini anche nelle distanze.

Il cuore è grande, e abbraccia ogni deserto.

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Antonella Enrica Gramone

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