Le Nuvole e le Ninfee di Claude Monet all’Orangerie. Il 17 maggio (giorno in cui è uscito per More Stories il mio libro ) è una data importante nel mondo dell’arte.
Il 17 maggio 1927 il Museo dell’Orangerie a Parigi apre al pubblico le sale al pian terreno con i quadri delle Ninfee e Le nuvole di Claude Monet.
Opere che mi hanno affascinata per le dimensioni e i colori dalle sfumature del cielo ma anche per la speciale storia di questo museo e del suo rapporto con Monet.
L’Orangerie è un museo d’arte a Parigi noto per la sua collezione di arte dal tardo ‘800 ai primi del ‘900. La galleria si trova a Place de la Concorde a Parigi, situata lungo la Senna, nell’antica orangerie, la citroniera (o aranciera) ottocentesca del palazzo delle Tuileries, un tempo usata per riparare le piante di agrumi dei Giardini delle Tuileries nella stagione invernale.
L’edificio fu costruito nel 1852 dall’architetto Bourgeois e completato dal suo successore. Nel corso della storia fu usato come deposito, ospedale, alloggio provvisorio per i soldati, casa della musica, spazio per eventi.
Le Nuvole e le Ninfee di Claude Monet: nel 1922
Nel 1922, il governo francese decise di trasformare la vecchia serra in un museo d’arte dedicato ad artisti viventi, e di collocarvi un monumentale ciclo in otto pannelli delle Ninfee di Claude Monet. Monet firmò il contratto di donazione al governo francese delle Nymphéas, da esporre nelle stanze ovali dell’Orangerie e l’esposizione fu inaugurata da Clemenceau il 17 maggio 1927, pochi mesi dopo la morte dell’artista.
L’Orangerie è rinomato per la sua collezione di pittura Impressionista, Post-Impressionista e dei primi del Novecento ma la Ninfee rappresentano un gruppo di tele spettacolari, composto da otto pannelli decorativi su tela dipinti tra il 1918 e il 1926.
Gli otto pannelli, alti quasi due metri e lunghi 91 metri, sono disposti in due stanze successive, con piante ovali che formano il simbolo dell’infinito. Vi si accede attraverso un vestibolo, che suggerisce un passaggio dal mondo esterno verso l’interno. Dal soffitto di vetro proviene una luce naturale che avvolge i visitatori in un’atmosfera suggestiva.
Oltre al valore artistico le opere di Monet all’Orangerie hanno anche uno speciale valore simbolico, di vittoria dell’Arte.
Georges Clemenceau
Georges Clemenceau, importante uomo politico francese soprannominato Il Tigre quando fu Ministro, aveva stretto una sincera amicizia con Claude Monet, e lo andava spesso a trovare nella villetta di Giverny in Normandia, dove il pittore abitava.
In una lettera del 1899 Clemenceau scrisse a Monet: «In voi l’uomo è all’altezza dell’artista, e non è cosa da poco. Voi ritagliate dei pezzetti di cielo». Clemenceau era allora il più ammirato e controverso uomo politico di Francia. Ma era anche uomo di cultura, saggista e appassionato d’arte e stimava molto Monet.
A Giverny, dove l’artista aveva creato sin dal 1883 il suo atelier in mezzo a fiori, piante acquatiche e le sue famose ninfee, i due si intrattennero spesso in conversazione. Nella loro amicizia la politica fu sempre assente. Monet era forse il meno «politico» dei pittori del suo tempo, totalmente assorbito dalla sua ricerca pittorica. La sua vita a Giverny, tra le sue piante, ricordava quella di un monaco isolato in mezzo alla natura.
Clemenceau fu affascinato dalla visione di Monet e gli dedicò anche un libro. La loro amicizia, totalmente artistica, ebbe però anche un riflesso politico. Nel novembre 1918, poco dopo la fine della Grande Guerra, Monet scrisse a Clemenceau, allora Presidente del Consiglio, che avrebbe offerto in dono allo stato francese per celebrare la vittoria i pannelli che raffiguravano le Ninfee.
Le autorità si posero la domanda: si poteva festeggiare una vittoria militare con dei quadri dello stile di Monet? Clemenceau Il Tigre non esitò: la nazione avrebbe avuto monumenti civili per commemorare i caduti in guerra, ma la Francia doveva anche celebrare con un’opera che omaggiasse la forza dell’arte.