Talento dalla letteratura ai talent show
Che cos’è il talento, che troviamo declinato in così tante trasmissioni TV?
Il genio impara solo da se stesso, il talento soprattutto dagli altri.
(Arnold Schönberg)
L’origine del termine
Talento deriva da una parola greca ‘tálanton’, che indicava il piatto della bilancia, quindi con il senso di inclinazione, di predisposizione naturale verso qualcosa.
Per Checov il talento è ‘audacia, spirito libero, idee ampie’. Per lo scienziato Stephen Hawking talento è ‘duro lavoro’: l’impegno è ciò che separa il talentuoso dalla persona di successo. Per il compositore Schönberg il genio è individualista, mentre il talento si nutre del confronto con gli altri.
Deepak Chopra, il grande scrittore e medico indiano, sottolinea spesso che ogni persona ha un talento specifico, e ha un modo speciale, unico, inconfondibile, per esprimerlo.
Io, per esempio, ammiro moltissimo le persone che lo hanno per il movimento, per ogni forma di ballo, dalla danza classica al moderno ai balli di sala.
Quando vedo l’armonia di un valzer o l’energia di un hip hop, non posso fare a meno di applaudire.
Talento in cucina
Per non parlare di quando guardo con un pizzico di invidia le ricette che molte amiche e amici sanno preparare: ci sono certe torte di mele che, oltre che buonissime, sembrano piccole opere d’arte tanto sono belle e colorate.
E che dire dei macarons (i dolci preferiti da Michelle, personaggio del mio libro La lettrice di nuvole http://bit.ly/lalettricedinuvole) e dei krapfen, che considero dolci ottimisti (anche i miei podcast si chiamano I discorsi del Krapfen!)?
Il talento c’è, esiste, anche se non riceve una copertura mediatica.
Siamo talentuosi anche senza vincere un programma canoro o un Oscar del cinema.
Talento è la nostra unicità, l’ingrediente magico che solo noi abbiamo, che rende inconfondibile il nostro modo di danzare, di sorridere, di raccontare qualcosa, o di preparare una torta di mele così speciale di cui tutti vogliono avere la ricetta.
Il talento è una moneta
Per gli antichi era anche una moneta: il talento aveva un peso specifico, corrispondeva a parecchi chili di argento.
Il vangelo di Matteo ci racconta della parabola dei talenti, dell’uomo che riceve dal padrone cinque monete e le mette a buon uso facendole fruttare, e del servitore che invece per paura nasconde sotto terra la moneta ricevuta.
Visto il valore che all’epoca aveva quella moneta, equivalente a più di una vita di lavoro, seppellire sotto terra un talento era come rinunciare a una fortuna, a tutto quello che si sarebbe potuto guadagnare nella vita intera.
Seppellendolo, quell’uomo era come se avesse sprecato la sua vita.
Non teniamo il nostro talento chiuso nella cassaforte delle nostre paure.
Non sottovalutiamo mai le molte cose che ognuno di noi sa fare.
Valorizziamole, mostriamole con orgoglio.
Diamo spazio a ciò che ci viene bene in modo spontaneo, seguendo la nostra inclinazione, come il piatto della bilancia che pende in una direzione piuttosto che un’altra. Secondo Mark Twain “Siamo più ansiosi di distinguerci per un talento che non possediamo, che essere apprezzati per i quindici talenti che possediamo”.
Pablo Picasso, artista dal tratto inconfondibile, ha detto:
Ci sono pittori che trasformano il sole in una macchia gialla, ma ci sono altri che con l’aiuto della loro arte e della loro intelligenza, trasformano una macchia gialla nel sole.
Ecco, io penso che talento sia lo sguardo unico che ognuno di noi ha verso il mondo.
Talento è il nostro modo di affrontare la vita.
E secondo voi, cos’è il vero talento?
Maggiori info su di me, sul mio sito bridgeupd.phaserdesign.net